Il curriculum vitae è il primo biglietto da visita nel mondo del lavoro. Ogni esperienza inserita ha il compito di valorizzare le competenze e le qualità del candidato, e il volontariato non fa eccezione. Anzi, sempre più recruiter e aziende danno grande importanza a queste attività, considerandole un indicatore di impegno, responsabilità e capacità di lavorare in team.
Ma come e quando è opportuno inserirlo nel CV? E in che modo può davvero fare la differenza? Scopriamolo insieme.
Perché inserire il volontariato nel curriculum vitae
L’esperienza di volontariato è un valore aggiunto perché dimostra diverse qualità personali e professionali, come:
✅ Spirito di iniziativa e proattività – Il volontariato è spesso una scelta personale e non obbligata, segnale di determinazione e voglia di fare.
✅ Capacità di lavorare in team – La collaborazione con altre persone, spesso con background differenti, rafforza le competenze relazionali.
✅ Problem solving e adattabilità – Molte attività di volontariato richiedono flessibilità e capacità di risolvere problemi in contesti non strutturati.
✅ Competenze specifiche – In base al tipo di attività svolta, si possono sviluppare abilità tecniche utili anche in ambito professionale, come organizzazione di eventi, gestione di progetti, comunicazione e leadership.
Per chi è all’inizio della carriera o ha poche esperienze lavorative, il volontariato può essere un ottimo modo per dimostrare capacità pratiche e soft skills.
Dove inserire il volontariato nel CV
Il modo in cui viene inserito il volontariato nel curriculum dipende dalla sua rilevanza rispetto alla posizione per cui ci si candida.
🔹 Se il volontariato è collegato al lavoro
Se le attività svolte hanno sviluppato competenze direttamente spendibili nella posizione desiderata, è consigliabile inserirle nella sezione Esperienze lavorative, trattandole come veri e propri incarichi professionali.
Esempio:
Organizzatore eventi | Associazione XYZ | 2022 – Presente
- Coordinamento di un team di 10 volontari per la gestione degli eventi.
- Pianificazione e promozione di campagne di sensibilizzazione.
- Gestione dei rapporti con sponsor e partner.
🔹 Se il volontariato non è direttamente legato alla professione
Se l’esperienza è significativa ma non strettamente connessa alla posizione, è meglio dedicare una sezione a parte, chiamata Volontariato o Esperienze extra-professionali.
Esempio:
Volontario presso Rifugio Animali ABC | 2021 – Presente
- Cura e gestione degli animali ospiti.
- Organizzazione di raccolte fondi.
- Sensibilizzazione del pubblico su tematiche di protezione animale.
In alternativa, si possono citare esperienze di volontariato anche nella sezione delle Competenze o nel Profilo personale, per sottolineare valori e abilità trasversali.
Quando evitare di inserirlo
Non sempre il volontariato è utile o necessario nel curriculum. È meglio ometterlo quando:
❌ È un’esperienza molto datata e poco rilevante.
❌ Si tratta di attività occasionali senza un reale apporto formativo.
❌ Potrebbe generare pregiudizi, come nel caso di volontariato in ambiti politici o religiosi (a meno che non sia pertinente per il ruolo).
L’obiettivo è sempre quello di inserire informazioni che possano valorizzare il profilo senza distrarre il recruiter con dettagli poco significativi.
Conclusione
Inserire il volontariato nel curriculum è una scelta strategica che può fare la differenza. Se ben strutturato, può evidenziare competenze e valori fondamentali per molte aziende, rendendo il candidato più interessante agli occhi dei selezionatori.
Se hai esperienze di volontariato che hanno arricchito il tuo percorso, non esitare a includerle nel CV: potrebbero essere proprio l’elemento distintivo che fa emergere il tuo profilo tra gli altri candidati!